Cosa conoscere sulla sindrome di Rebecca

La sindrome di Rebecca viene definita anche come gelosia retroattiva, e rappresenta una forma di gelosia invasiva e di stampo ossessivo che è l’incipit a costanti vissuti negativi anche di tipo violento, e riguardante la vita sentimentale precedente del partner.

La sindrome di Rebecca: definizione

Chi ha questa sindrome tende a rimuginare continuamente su eventi di cui è venuto a conoscenza e che attengono alla vita del partner, su particolari che vengono raccontati, andando ad elaborare le informazioni (o meglio i gossip) ricevuti in maniera coattiva e sviluppando pensieri di dominio che lo portano a disconoscere la realtà da ciò che lui stesso ha elaborato su una base prettamente socio-culturale, quindi per come è stato educato.

Stessa dinamica avviene nei soggetti di sesso femminile, alla base della sindrome di Rebecca c’è un insegnamento o un apprendimento alla sopraffazione, manifestato dall’alto livello di gelosia.

Progressione della sindrome

All’inizio della patologia si manifestano stati emotivi alterati, pensieri ricorrenti come illustrato in precedenza, a seguire chi soffre di questa sindrome non sopporta neppure che vengano nominati luoghi o nomi che hanno a che fare con il passato del partner, e si sviluppa irascibilità ed eccesso di rabbia.

Queste persone tendono poi a vivere con costanza e ripetitività, vissuti che hanno generato la prima volta angoscia e connessi al tema dell’abbandono e della percezione di tradimento.

Le rassicurazioni quando si generano tali stati emotivi, sono inutili nella sostanza.

Il bisogno di conferme e di un controllo sulla figura che viene percepita come proprietà porta queste persone alla ricerca spasmodica e continuativa di prove e attenzioni, una ricerca morbosa e deviata che ovviamente soffocato la o il partner, che viene sottoposto ad indagini continue, osservazioni, e ad alti livelli subisce anche invasioni della sua privacy e vendette.

In breve tempo la relazione si trasforma in diffidenza e sospetto ed ogni evento, anche di piccola portata viene esasperato in un crescendo di violenza psicologica perpetrata ai danni della partner o del partner.

Ogni minima cosa si trasforma in discussione alle quali come è ovvio che sia, la o il partner risponde accrescendo il malessere generato dalla possessività dell’altra parte in causa e tutto questo nel corso del tempo aumenta di frequenza.

Ovviamente sulla base di questo modus operandi il rapporto è destinato a peggiorare, gli elementi che scatenano tale peggioramento sono:

• la continua diffidenza

• gli innumerevoli sospetti

• i costanti attacchi e violenze psicologiche atte ad annichilire l’autostima della o del partner

ed il risultato di tutte queste pressioni continue porta ad un vissuto fatto di depressione, malessere impotenza ed inadeguatezza.

Visto che qualsiasi cosa la o il partner che subisce questi soprusi faccia risulterà inutile e non placherà in alcun modo le azioni dell’offender, l’unica cosa da fare è sfilarsi da una relazione di questo tipo, anche per curarsi dalle ferite ricevute in tale relazione di stampo perverso.

La rottura però in questa sindrome, fornisce paradossalmente soddisfazione al portatore di questa patologia delle emozioni, che conseguirà un atteggiamento ancora più diffidente alimentando la sua stessa malattia

Infatti nella testa del soggetto patologico il pensiero a seguito della fine del rapporto sarà il seguente: “sapevo fin dal principio che sarebbe accaduto!”.

Quando comunque tutto finisce nel senso che si trasforma, quindi essendo totalmente dissociato dalla realtà.